di Magda Piacentini
“Rientro nella mia abituale povertà di canti, di giochi e di sorrisi” ho scritto sul quadernone della casa famiglia di Tony al momento del ritorno ed ora che sono nella comodità delle cose di casa mia, mi accorgo sempre meglio di questa povertà e di tutte quelle mancanze a cui, nel nostro mondo, ci siamo abituati e che si rincontrano solo nel mondo di Tony.
Appena arrivata, dopo due giorni di viaggio, credevo di non farcela: non riuscivo a respirare, non riuscivo a salire le ripidissime scale, su cui anche Tony è caduto iniziando il suo dolorosissimo calvario, mi sembrava di non riuscire nemmeno a salire sulla Land Cruiser, indispensabile per affrontare la città di Fianarantsoa, una brutta città, che si stende su colline e appare come una immensa distesa di merce scadente e di povera gente che fa delle fatiche infernali per trasportare queste povere cose, spingendo carretti su e giù per salite e discese spesso non asfaltate, sporche, fangose e piene di buchi.
L’impatto con questa povertà, questa bruttura e questa sporcizia è decisamente impressionante, tanto da togliere il fiato, poi, il mondo di Tony si è lentamente svelato, ha sciolto l’ansia che mi impediva il respiro, e si è lasciato conoscere nella sua semplicità, nella sua importanza e nella sua bellezza.
Mi ha conquistato una mattina in città.
Dopo aver comprato il pane, il riso e quello che serve ai ragazzi di casa, Tony ha posteggiato davanti al ristorante di un signore suo amico, che ci avrebbe accompagnato al mare, conoscendo il terreno che volevamo andare a visitare. Mentre gustavamo un delizioso succo di ananas fresco, sull’uscio del ristorante sono apparsi, uno dopo l’altro, una serie di bambini, laceri e sporchi, che sorridevano a Tony con gli occhi, facendogli silenziosi cenni di saluto. Erano già sette o otto quando Tony ha detto loro qualcosa, che li ha fatti sparire di corsa dietro una specie di stuoia al lato opposto della strada, per poi ritornare con le mani bagnate, lasciare le ciabatte sporche (quelli che le avevano) sul marciapiede ed entrare rispettosi a prendere posto al tavolo del ristorante.
Quindi la cameriera ha preso gli ordinativi di questi silenziosi ed educatissimi avventori ed è ritornata più tardi, portando loro il piatto del giorno: una ricca porzione di riso e verdure, divorato con dignità, in silenzio e piena soddisfazione. Più tardi è arrivato un altro ragazzino che accompagnava una sorellina molto piccola. Anche lui ha aspettato il consenso di Tony, è corso a lavarsi le mani e si è accomodato al tavolo insieme alla sorella. La cameriera ha portato loro una grossa scodella di brodo e pasta e il ragazzino ha incominciato a imboccare la sorellina, che però non voleva mangiare. Il fratellino ha insistito, Tony gli ha suggerito di cambiare posto, pensando che gli sarebbe stato più facile imboccarla, ma la sorellina non mangiava e lui, il ragazzino, nemmeno! Non un solo cenno di impazienza o di contrarietà, fino a quando Tony non ha sbloccato la situazione ordinando per la bambina qualcosa da portare a casa, e solo allora il bambino ha mangiato la sua porzione. Questo pranzo e gli altri, che ho visto in seguito, sono stati momenti di vera bellezza, ho visto la dignità e la riconoscenza, espressi nei movimenti, negli occhi, negli accenni. In questo modo Tony avvicina i ragazzi di strada, dà loro quello che apprezzano e in seguito, se lo vogliono e lo accettano, prospetta loro e ai loro genitori, eventualmente presenti, la possibilità di frequentare la scuola e di mangiare un pasto al giorno. Di bambini che vivono per strada ce ne sono veramente tanti, la macchina di Tony in giro per la città è un richiamo, ma non succede mai che dia luogo a orde di ragazzini urlanti che lo rincorrono: sono bambini rispettosi, probabilmente educati dalla vera povertà a non pretendere e a non lagnarsi.
Magda Piacentini