di Barbara Moretti ed Emanuela Veronesi
Decidere di partire per il Madagascar non è stato facile, anche se da tempo conoscevo Omeo Bon Bon, Tony e tutti gli amici che si occupano di questa associazione.
Nonostante i racconti e l’aiuto nella preparazione di questo viaggio, da parte di chi c’era già stato e conosceva quella realtà, qualcosa dentro di me poneva resistenza.
Era la mia prima volta in Africa, e molte domande si accavallavano nella mia testa, dal come sarei riuscita ad affrontare un viaggio così lungo, a come sarebbe stato il nostro primo incontro con Claudia, la bimba che abbiamo deciso di adottare a distanza.
Poi piano piano, qualcosa si è sciolto, soprattutto quando ho deciso di condividere con i bimbi della classe nella quale lavoro come educatrice, la mia intenzione di incontrare altri bambini in Madagascar, raccontando un po’ della loro vita e di quello che Omeo fa per loro.
Tante sono state le domande, le curiosità e da quel momento è nata l’idea di creare uno spazio di vicinanza, dove potersi conoscere e incontrarsi nonostante le distanze.
I bimbi attraverso i loro disegni, lo scrivere di sé, hanno risposto da subito con entusiasmo, che è diventato contagioso, tanto che anche un’altra classe dove lavora una mia amica e collega, Emanuela, ha partecipato al nostro progetto.
Il giorno della partenza, ho portato con me le loro foto e tutto quello che mi hanno dato da consegnare a quei bambini diventati un po’ meno sconosciuti, ed eccomi dopo due giorni di viaggio, in Madagascar, dove ci attendevano Tony ed Emanuele.
L’emozione nel ritrovarsi e nell’essere arrivata è stata forte, come lo scoprire una terra dai colori accesi e le tante contraddizioni.
Percorriamo da nord a sud tutto il Madagascar, incontrando tantissimi bambini lungo le strade, che spesso vivono sulla strada, l’unica ʺcasaʺ di cui possono disporre, fino ad arrivare a Fianarantsoa dove ha sede Omeo.
Ed è lì, che è iniziato il nostro autentico incontro con Omeo, con tutti i bimbi, quelli della class rapid e della casa famiglia che ci hanno accolto con gioia e trepida attesa.
I loro sorrisi sono stati un fiume in piena, che ha travolto i nostri cuori e ci hanno accompagnato durante tutta la nostra permanenza.
In class rapid dove vengono accolti bimbi di strada affinché possano giocare, studiare e mangiare un pasto caldo almeno due volte al giorno, ho consegnato le foto e i disegni delle nostre classi.
Le volontarie Sara, Roberta e le maestre, con grande disponibilità, hanno spiegato ai bambini quello che è stato fatto nelle nostre due classi seconde di una scuola primaria di Sassuolo e l’altra di Reggio Emilia, e per ognuno di loro volendo, c’era la possibilità di potere a loro volta rispondere con un disegno e un pensiero.
Prima hanno ascoltato attentamente tutto quello che i bambini hanno scritto in un susseguirsi di domande e il parlare un poco di sé, ʺa te piace la scuola? A te piace scrivere? A te piace leggere? A te piace aiutare? Il mio piatto preferito sono le tagliatelle al sugo e il tuo? Ho visto le vostre foto, perché avete quella pasta bianca sulla faccia? ʺecc… ecc… poi con tanto impegno hanno risposto.
Di nuovo anche per loro il raccontarsi, ʺ a me piace giocare a calcio e a nascondino, la mia materia preferita è scienze, io sono grande e forte, il mio cibo preferito sono i fagioli e la carne, nella foto che hai visto ho il colore in faccia per proteggermi dal sole, a me piace cantare, vorrei conoscerti, mi piacerebbe che tu venissi in Madagascarʺ … Il disegnarsi, è diventato un modo per avvicinarsi e conoscersi, andando a ricercare sulla foto di classe il volto dell’amico.
Ho riportato in Italia tutto ciò che hanno prodotto da consegnare a dei nuovi amici, con nel cuore la consapevolezza che i bambini non hanno barriere, non ergono muri, ma parlano una sola lingua, quella semplice ma molto profonda, del bisogno di essere amati, ascoltati e riconosciuti da noi tutti.
Attraverso il prenderci cura di loro potremmo ripensare davvero ad un nuovo mondo, senza ingiustizie, ricco di umanità e prosperità.
Un grazie di cuore a tutti loro e ai miei compagni di viaggio che hanno condiviso insieme a me questa bella e intensa esperienza.
Barbara Moretti
L’entusiasmo e la gioia sono contagiosi. E’ così che Barbara mi ha trasmesso il suo progetto e io non ho potuto fare altro che condividere prima con la maestra, poi con la classe, questo bellissimo progetto: fare scrivere ai bambini della classe 2°, i quali già hanno nel programma la presentazione di sé, una letterina a bambini molto lontani da Reggio Emilia e che non conoscono. Ho spiegato loro e fatto vedere dov’è il Madagascar e le foto dei bambini dal sito di Omeo Bon Bon, sono rimasti stupiti! Ma più di tutti, proprio quelli che sono nati in Africa, perchè hanno visto che “hanno lo stesso colore!?”
Dopo aver guardato le foto e la geografia del Madagascar, la maestra ha chiesto ad ognuno di descriversi: i capelli, gli occhi, che giochi preferisci e cosa ti piace mangiare. Poi ad ognuno ha detto di poter chiedere delle cose all’amico lontano il quale avrebbe ricevuto la letterina da Barbara. Tante sono state le domande e la voglia di sapere ad esempio: “ Perchè si colorano la faccia e le mani di bianco?” Ogni bambino ha poi fatto un disegno a piacere nel retro della letterina.
Le letterine le ho fatte leggere a Barbara la quale ha fatto i complimenti per come sono bravi a scrivere ed a disegnare. Ho fatto un video e mi sono commossa molto nel presentare le letterine dei “miei” bambini ai bambini del Madagascar pensando di parlargli come se anch’io fossi là.
Un ringraziamento a tutti, ognuno ha avuto una risposta in cambio.
Il prossimo passo sarà portare queste letterine in classe, adesso è la 3°, per vedere e sentire quello che succederà. A presto bambini.
Emanuela Veronesi