Sono passati esattamente due mesi dal mio rientro dal Madagascar. Sono stata a Fianarantsoa presso l’associazione Omeo bon bon: essa assiste circa un centinaio di bambini e ragazzi che leva letteralmente dalla strada, accudendoli e aiutando anche le loro famiglie, quando necessario.
E’ stata un’ esperienza, un viaggio in una terra veramente particolare, a contatto con persone così diverse da me, con un ambiente molto differente da quello a me consueto, una situazione strana in cui, altrettanto stranamente, mi sono da subito sentita a mio agio. Ne scrivo solo ora perché avevo bisogno di capire quanto le mie sensazioni, le mie emozioni e le consapevolezze a cui mi hanno portato, fossero reali e non frutto di un entusiasmo momentaneo.
Quel vortice variegato ci ha messo due mesi a placarsi e ora, in una calma piatta, finalmente ci vedo chiaro. Ora ho solo conferme di ciò che ho sentito sin dal primo momento: nonostante fossi lontana delle mie due figlie, che sono la mia vita, dagli amici, dai miei animali, dalle mie cose, dal lavoro e da tutto ciò che fa di me ciò che sono… io…. là, dall’altra parte del mondo, a ottomila km dal mio paese, nel centro di una isola di terra rossa fatta di bellezza e miseria, io, là, mi sono sentita comunque a casa.
Saranno stati i bambini, i loro sorrisi nonostante le difficolta e i vestiti rattoppati, o il centro diurno e tutte le attività, le problematiche, le persone e le situazioni che vi gravitano intorno, o forse Tony che dirige tutto con burbera tenerezza o i ragazzi della sua casa famiglia, che crescono insieme, tra alti e bassi, che mi hanno toccato il cuore… o la nuova casa di Marumbi, costruita in 9 anni di sacrifici e sogni, così bella che quando ne varchi i cancelli ti si apre il cuore… sa Dio cosa è stato ma io, lì, ero nel mio elemento.
E allora le difficoltà e i problemi che lì si incontrano, diventano tuoi e non più qualcosa a cui fare fronte perché hai deciso di “aiutare”; i bambini con le loro necessità non sono estranei a cui tu, dall’alto, tendi la mano, ma sono quella parte di te che lotta ogni giorno per sopravvivere, per stare meglio. Tu sei solo più adulto e forse anche più forte ed allora senti di dover usare questa tua risorsa per proteggerli, aiutarli a parare i colpi della vita, che lì possono essere tremendi e lo fai come puoi, come a suo tempo lo hai fatto per te. Tutto questo mi fa un po’ paura, ma è questo ciò che sento, che mi fa desiderare di tornare, di stare ancora un po’ con loro, di condividere un po’ della loro strada, che poi è anche la mia.
Tornerò: non so nè quando, nè come. L’unica certezza è che li tornerò. Si torna sempre a casa.
Roberta