È difficile rendersi conto veramente di cosa ci sia dietro al lavoro di chi spende la propria vita per il bene degli ultimi… quanto amore serve per continuare giorno dopo giorno, anno dopo anno, a lavorare per fare in modo che questi bambini possano crescere con la speranza di un futuro dignitoso e con una visione un po’ più ampia delle cose della vita… qui di seguito una testimonianza del nostro Toni, da 18 anni responsabile e cuore pulsante di Omeo bon bon in Madagascar.
“Sinceramente non so se dopo quello che sto per scrivere potrò meritare il Paradiso.
Il fatto è che sento il bisogno di condividere la fatica che mi trovo a vivere, direi quotidianamente. Certo si potrebbe notare, e io stesso lo affermo, che nessuno mi obbliga a vivere la mia esistenza attuale dentro questa moltitudine di contraddizioni e di desideri.
Certo è che mi lascia profondamente sconvolto dovere accettare per esempio che organizzare una gita non possa prevedere che il gruppo veda la presenza di bambini e bambine… Mi fa ripiombare a mezzo secolo fa…
E mi lascia attonito dovere constatare come sia semplicemente condiviso che non si possa continuare a studiare se non hai la testa rasata e spesso senza alcuna motivazione igienica e soprattutto senza dare spazio a soluzioni di buon senso: si impedisce di entrare in classe invece di dare tempo dopo l’orario scolastico di tagliarsi i capelli e comunque obbedire a questa espressione del potere per il potere.
E tutto questo con l’approvazione dei molti con un “è stato sempre così”.
E mi irrita tanto respirare il clima di paranoia che si crea quando si chiede di fare qualche cosa in più per adeguarsi alle nuove esigenze dei progetti, e soprattutto alle esigenze di coloro che beneficiano della nostra presenza: i bambini che crescono.
Un clima di paranoia che si nutre di autocommiserazione e lamentele, di dichiarazioni spesso accusatorie contro una realtà, quella della Omeo Bon Bon, che ha il grande torto di desiderare una vita progressivamente migliore non solo per quanto riguarda i diritti di base.
E allora ecco sgorgare rivoli di falsità e di presunte competenze, sempre incomprese, di rivendicazioni farneticanti circa i “sacrifici” mai apprezzati.
E giusto per non farsi mancare nulla si gonfiano bolle di ricatti che coinvolgono i sentimenti più limpidi, le aspirazioni più inclusive, le intenzioni più trasparenti.
Ricatti di boicottaggio in nome della fierezza della tradizione e della sfrontata affermazione del fatto che chi ha di più (e quindi lo straniero, e meglio se è uno straniero che offre aiuto) deve in ogni caso accettare tutte le tradizioni anche le più allucinanti e contrarie allo sviluppo della persona umana.
E ancora costatare che se si perde una bambina non esiste alcun aiuto da parte di chi, polizia dei minori o giudice dei minori o funzionari del ministero della popolazione e della famiglia, ma la risposta è quella di aggirare il problema scaricando la responsabilità solo alla povertà della famiglia che non sa educare.
Ma comunque preferisco il Paradiso: quello che illumina gli occhi dei bambini quando non ti ascoltano e non sanno il perché, quando ti sorridono e non sanno spiegarti il perché, quando silenziosi cercano le parole che faticano a trovare.
Preferisco il paradiso che illumina le notti insonni, e che al mattino mi aiuta a non serbare rancori o vendette.
E poi mi fa sentire comunque ogni giorno un po’ più libero e onesto verso me stesso, e piano piano più consapevole che la disciplina della vita ha due grandi protagonisti: il cuore e ancora il cuore.”
Toni